
Il Villaggio nasce grazie ad Emanuele Alberto, il cui obiettivo era realizzare, oltre all’azienda vitivinicola, una comunità di persone.
Al suo interno sorsero una scuola, una chiesa, un tabaccaio, un panettiere e un circolo ricreativo, arrivando ad essere abitato da 250 persone che qui vivevano e lavoravano.

Un posto autentico, dove ogni angolo e ogni scorcio raccontano di storie uniche.
Il primo Villaggio Narrante d’Italia con 30 piccoli racconti per ridare vita al borgo storico e scoprire, conoscere e ascoltare la storia e le realtà che lo compongono.
Il primo Villaggio Narrante d’Italia.
30 piccoli racconti per ridare vita al borgo storico alla scoperta degli oltre 160 anni di storia, dove ogni scorcio, ogni pianta ed ogni edificio sono narrati per tutti coloro che entrano a far visita.
Naviga la mappa narrante e scopri curiosità e leggende che abitano il villaggio da oltre 160 anni: clicca sui numeri e entra in un mondo magico, fatto di racconti, amicizia, socialità e lavoro.

La casa del custode
Costruita tra il 1860 e il 1870. Qui abitarono famiglie che, nei lustri, si tramandavano il compito di assicurare la privacy alla famiglia Mirafiore e di regolare il traffico dell’azienda vinicola. Nessuno poteva entrare o uscire se non dopo essere stato attentamente esaminato dal custode. Famosa fu la famiglia Vialardi che si alternò di padre in figlio alla custodia della tenuta per oltre 50 anni. Ancora qui ricordano lo sguardo austero e indagatore di “Monari”, custode attento al quale non sfuggiva mai un transito.

La Vigna Magica di Mirafiore
Quando in passato la tecnica e la scienza non bastavano, ai vecchi agricoltori non restava che sperare nel magismo, infatti la Langa è piena di vecchie testimonianze e leggende riguardanti la magia. Solitamente questi racconti sono legati a calamità naturali, come l’avvento di nuove malattie non conosciute, oppure climi particolari e avversi che arrivavano a ridosso della vendemmia. È possibile che la vigna di pietra sia stata creata per contrastare il dramma della fillossera, malattia che a inizio ‘900 distrusse la viticultura europea. Il pensiero magico rappresenta un sistema di saperi orali, atti ad interpretare il mondo e combattere le sfide quotidiane. Talismani, pietre, incantesimi, preghiere sono espressioni della cultura di una comunità che cercava soluzioni, anche trascendenti, per affrontare le difficoltà, per dirottare il destino verso il positivo, per combattere la “malora”. Oltre al biologico questa vigna, grazie alle sue pietre, è anche magica… Non ci spieghiamo come, ma il vino che nasce qui è più buono, provatelo!

Palazzo Madama
Compare nelle riproduzioni del Villaggio solo a partire dal 1919, anno in cui ne fu completata la costruzione. Il palazzo era l’abitazione del personale aziendale. I vecchi abitanti lo chiamavano “Ca’ Nova”, forse perché a differenza degli altri edifici costruiti a fine ‘800 esso era stato realizzato con principi più moderni che dovevano assicurare maggiore comfort ai suoi ospiti. La possibilità di alloggiare nel Villaggio rientrava in una numerosa e allettante serie di quelli che oggi chiameremmo benefit, decisamente all’avanguardia per l’epoca, che comprendevano anche il versamento di contributi e il diritto alla pensione. Palazzo Madama ospita ancora oggi le famiglie di alcuni lavoratori.

Il Villaggio degli agricoltori
I primi lavoratori arrivarono al Villaggio quando ancora c’era il re Vittorio Emanuele II e ad alcuni di loro fu permesso di abitare nelle cascine, con una sorta di rudimentale contratto “vitto e alloggio”. Quando Emanuele Alberto, figlio del Re, fondò l’azienda vinicola, in breve tempo quella che era stata una tenuta reale più o meno clandestina iniziò a trasformarsi in un borgo, che nei decenni successivi sarebbe cresciuto fino ad assumere la fisionomia di un piccolo villaggio con tanto di scuola, chiesa, tabaccaio, panettiere e circolo ricreativo. Il Villaggio arrivò ad essere abitato da 250 persone. Oggi vi abitano ancora 15 famiglie.

Il palazzo dell'orologio
Venne ultimato nel 1880 per opera del conte di Mirafiore, Emanuele Alberto, figlio del Re e della bela Rosina. Successivamente, quando il Villaggio fu ereditato dal figlio Gastone, sua moglie, la Contessa Margherita, decise di aprire la scuola mista per permettere ai figli dei dipendenti di imparare a leggere, scrivere e contare. Dal 1911 dunque la parte inferiore della palazzina venne adibita ad edificio scolastico. Le maestre, tre suore, abitavano nella parte superiore. A fianco dello studio il divertimento: una delle due stalle del palazzo era il luogo di ritrovo per le veglie invernali, antica tradizione contadina durante la quale ci si riuniva, si giocava a carte, si beveva vino, le nonne raccontavano storie ai bambini, si suonava e si ballava. Oggi l’edificio ospita gli uffici amministrativi, la bottega del vino, l’Osteria Disguido e la Fondazione Mirafiore.

Le cantine storiche
La loro costruzione, organizzata su piani diversi per ridurre al minimo le manipolazioni, venne ultimata con Emanuele Alberto. È un luogo ricco di storia in cui nascono i grandi vini delle Langhe: la Cattedrale, che deve il suo nome alla struttura del suo soffitto e che ospita 42 botti di Rovere di Slavonia da 140 ettolitri circa; la Scuderia, ovvero la stalla dove oltre ai cavalli di proprietà del Sovrano trovavano ricovero anche i suini e i bovini dei mezzadri, che è oggi considerata una delle bottaie più lunghe d’Europa; la Cantina Mirafiore, la più antica cantina di tutta la tenuta dove sono conservate sei botti in castagno originali di proprietà del Sovrano. Inoltre, si possono vedere le prime vasche in cemento costruite in Europa su brevetto dell’azienda svizzera Borsari risalgono al 1887. Durante il tour di visita potrete scoprire questo… e molto altro!

Ogni albero ha la sua storia. I grandi alberi di vittorio emanuele II
Nel 1858, quando con un “atto del comando del regio delegato” al comune di Serralunga d’Alba, il Re Vittorio Emanuele II acquistò i terreni appartenenti a Roggeri Giacomo, Fontanafredda era una semplice frazione, una sottozona con terreni spettacolari ma nulla più. Fu il Re infatti ad iniziare la costruzione delle cantine, della villa reale, a piantare i primi vigneti e a creare questo parco. A quei tempi i ricchi si distinguevano per le piante pregiate ed esotiche nei propri giardini, che facevano arrivare, magari già secolari, da tutto il mondo.
Abbiamo censito ogni pianta, raccontandovi specie, storia e provenienza. In particolare non perdetevi questi 9: Abete Greco (1858), Cedro Deodara e dell’Himalaya (1870), Ginkgo (1870), Faggio Rosso (1870), Sequoia Costale (1878), Quercia Comune o Farnia (1870), Cedro Argentato dell’Atlante (1950), Pioppo Cipressino (1950), Cedro dell’incenso o Libocedro (1870).

La villa reale
La costruzione probabilmente esisteva già nel 1858 quando il Villaggio divenne parte del patrimonio di Sua Maestà. In seguito fu ampliata per ordine del Re e ribattezzata Villa Reale (nota anche come Palazzina di caccia). Inizialmente la villa era davvero piccola essendo dotata del solo corpo centrale, seguirono quindi i lavori di ampliamento con la costruzione dei due corpi laterali. Dopo il secondo conflitto mondiale, la villa venne scelta dalla nuova proprietà, il Monte dei Paschi di Siena, per attività di rappresentanza. Oggi la Villa Reale ospita di Guido Ristorante, dei fratelli Alciati. Al 2° piano si trovano, intatte, le camere da letto del Re e della Rosina.

La chiesetta
La piccola Chiesa, dedicata alla “Madonna della neve”, fu costruita nel 1906. Precedentemente si trovava al suo posto una costruzione utilizzata come forno per il pane e la Messa veniva celebrata all’interno della Villa Reale. Battesimi, matrimoni e funerali scandivano i ritmi della vita della comunità. Molti dei sacerdoti che si susseguirono negli anni ebbero un ruolo cardine nella vita della tenuta, svolgendo le più svariate attività oltre a quella sacerdotale, organizzando recite teatrali e prendendo le parti dei lavoratori nei periodi di maggiore incertezza. Ancora oggi, in occasione delle festività, il parroco di Serralunga d’Alba si reca a celebrare la Messa nella chiesetta del Villaggio.

Il lago
Il laghetto, già segnalato in una mappa del 1850 prima dell’acquisto della tenuta da parte del patrimonio privato di Sua Maestà, era probabilmente di dimensioni minori rispetto a quelle attuali essendo alimentato in parte dalla sorgente fredda che dà il nome al Villaggio, ma soprattutto dalle acque piovane che si raccoglievano dalle colline circostanti. Durante l’estate serviva per irrigare i campi mentre d’inverno da quest’ultimo si ricavava il ghiaccio per la ghiacciaia. Si dice che i tartufi che si potevano trovare lì intorno fossero di dimensioni enormi.

Il cral
Il Circolo Ricreativo nasce negli ultimi anni del 1800 come una sorta di società di mutuo soccorso, la cosiddetta “Fratellanza Agricola Operaia”. Il circolo venne istituito da Emanuele Alberto Conte di Mirafiore, uomo di grande umanità e spirito aziendale, con l’intento di accompagnare i lavoratori anche nella vita personale. Si narra infatti che il figlio del Re passasse le sere leggendo i libri ai suoi dipendenti che non sapevano leggere. Il CRAL, Centro Ricreativo Aziendale Lavoratori, è stato ricostituito nel 1973, grazie all’opera dei soci e del presidente Mauro Marchioni. Il Villaggio Narrante continua ancora oggi ad essere una comunità, all’interno della quale il CRAL tutt’ora è un luogo dedicato ai dipendenti dell’azienda, un circolo Arci non a scopo di lucro dove si organizzano cene, gite, visite culturali, campi estivi e molto altro ancora.

Il forno
All’interno di Palazzo Madama la comunità contadina del Villaggio poteva servirsi di un forno rurale, per la cottura del pane e degli altri prodotti da panificazione. Alcune immagini storiche testimoniamo che il forno venne originariamente realizzato nel 1900 dove attualmente risiede la piccola chiesetta. Intorno agli anni Venti, quando venne costruito Palazzo Madama, si decise di spostarlo all’interno di questo edificio affinché fosse più funzionale per le abitazioni dei dipendenti. Ogni contadino, nella notte tra il sabato e la domenica, preparava il proprio impasto, poi la domenica mattina, prima della messa, tutti in fila andavano a cuocere il loro pane.

La nascita di slow food in rotonda
La Rotonda, la cui forma originaria è ancora ben identificabile sul soffitto con particolari vele a volta, è un bellissimo esempio di architettura industriale del 1800, un tempo dedicata alla pigiatura e alla fermentazione delle uve. Da fori laterali, oggi coperti da mattoni, venivano gettate le uve che cadevano in grandi tini di legno per poi essere pigiate coi piedi. In questo luogo magico, nel 1986 si svolse la prima riunione del movimento Arcigola, antesignano di quello che sarebbe poi diventato Slow Food, nato proprio qui da un gruppo di amici capitanati da Carlin Petrini. La Rotonda Mirafiore è oggi la barricaia e ospita le barriques, le botti più piccole, dal formato di 225 litri, realizzate in rovere francese di Allier di media tostatura. Paradossalmente, proprio qui si è voluto mettere in mostra la facciata della botte più grande presente in cantina, risalente al 1920, con una capacità di 281 ettolitri, che corrispondono a un totale di 37.000 bottiglie.